ROMA SPARITA: IL SETTIZONIO
Il Settizonio o Septizodium, Septizonium o Septisolium, era una facciata monumentale di un ninfeo a più piani di colonne, fatta erigere dall'imperatore Settimio Severo intorno al 203. Dalla Forma Urbis Severiana conosciamo la collocazione dell'edificio, posto alle falde del versante sud-orientale del colle Palatino, accanto al Circo Massimo, più o meno nel punto d'incontro delle odierne via dei Cerchi e via di San Gregorio. Esso doveva costituire la facciata della Domus Severiana su questo lato.
La "mission" che l'imperatore aveva conferito al Settizonio era essenzialmente quella di impressionare e stupire tutti coloro che, entrando a Roma da Sud e percorrendo la via Appia, se lo ritrovavano di fronte all'altezza dell'odierna Piazza di Porta Capena.
Effettivamente l'edificio, la cui fisionomia conosciamo da diverse stampe di epoca rinascimentale, era davvero molto particolare.
Busto dell'imperatore Settimio Severo |
Lungo circa 89 metri e simile alle frontescena teatrali, presentava tre nicchioni semicircolari e due avancorpi a base quadrata alle estremità.
Spigoli retti e ampie curvature conferivano al fronte, che era composto di tre piani colonnati di altezza decrescente verso l'alto, un senso di movimento accentuato, quasi "barocco".
Nelle nicchie erano poste fontane a base circolare, mentre in basso si trovava un'unica vasca che ne raccoglieva le acque. Con molta probabilità esso veniva usato anche per lo svolgimento di spettacoli acquatici.
L'origine del nome Septizonium rimane comunque misteriosa: naturalmente si è pensato che la struttura fosse divisa in sette sezioni, ma in tutte le stampe che ci sono pervenute ne sono visibili solamente tre. Un'ipotesi portata avanti dal Dombart negli anni venti del secolo scorso identifica il Settizonio come una struttura idrica monumentale che conteneva le statue delle sette divinità planetarie: Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere. Recenti studi hanno tuttavia identificato diversi esemplari di Settizonio tutti edificati in Africa, non a caso terra di origine dell'imperatore Settimio Severo, che era nato a Leptis Magna, nell'odierna Libia.
L'edificio non ebbe vita lunga: in rovina già nell'VIII secolo, durante il Medioevo venne inglobato, assieme alla vicina Torre della Moletta, all'interno del sistema di fortificazioni erette dai Frangipane. Il Gregorovius riporta che qui, nel 1198, si svolse il conclave nel quale venne eletto papa Innocenzo III, mentre nella già citata torre, San Francesco d'Assisi venne ospitato nel 1223 dalla vedova di Graziano Frangipane, tal Jacopa de' Settesoli (notare il cognome della nobildonna che, con molta probabilità, rimanda al nome dell'antico edificio).
Posizione in cui si trovava il Settizonio |
Il colpo di grazia al Settizonio venne tuttavia inferto da Sisto V che, tra il 1588 e il 1589, ne fece smembrare i rimanenti marmi dal suo architetto Domenico Fontana al fine di riutilizzarli per l'edificazione di nuovi edifici. Rodolfo Lanciani cita una lista molto dettagliata dei monumenti costruiti da papa Peretti grazie al riutilizzo di quelle antiche pietre che mi sembra interessante riportare
«Trentatré blocchi di pietra furono usati nella fondazione dell'obelisco di Piazza del Popolo; 104 blocchi di marmo nel restauro della Colonna Antonina, includendo la base della statua di San Paolo che la corona; 15 nella tomba del Papa nella Cappella del Presepio in Santa Maria Maggiore, e altrettanti nella tomba di Pio V; la scalinata della Casa dei Mendicanti presso Ponte Sisto, il «lavatore» delle Terme di Diocleziano, la porta del Palazzo della Cancelleria, la facciata nord di San Giovanni in Laterano, con il cortile e la scalinata, infine la chiesa di San Giacomo degli Schiavoni[13], usufruirono delle spoglie del Septizodium »
Anche se il Settizonio non esiste più da secoli, il suo nome continua a vivere comunque all'interno di tante mirabili opere d'arte.
Ricostruzione ideale del Settizonio - da Capitolium.it |
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