LA PORTA LIGNEA DI SANTA SABINA. PERCHE' PUO' ESSERE CONSIDERATA UN "UNICUM"?





A mio parere la porta lignea che ancora oggi chiude l'ingresso principale della basilica di Santa Sabina all' Aventino può essere annoverata tra le opere d'arte più importanti di Roma. A determinarne l'importanza sono alcune caratteristiche materiali e alcuni importanti particolari iconografici che la rendono una sorta di "unicum".





EPOCA E MATERIALI

La prima particolarità di questa opera d'arte risiede nell'epoca in cui fu costruita e nei materiali usati. La porta di Santa Sabina risale infatti al V secolo d.C., epoca in cui la basilica venne fondata dal vescovo Pietro d'Illiria. Fabbricata interamente in legno di cipresso, è rimasta per tutti questi secoli sempre nella sua sede originaria giungendo incredibilmente fino ai nostri giorni in ottime condizioni. Attualmente è considerata come il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana esistente al mondo e già questa caratteristica serve a farcene comprendere il valore.



AUTORI E COMPOSIZIONE DELLE SCENE

Gli autori della porta non sono purtroppo conosciuti. Tuttavia, parte della critica ha ritenuto opportuno individuare la presenza di almeno due artisti, stilisticamente molto differenti tra di loro. Uno di ispirazione ellenistica ed orientale, senza dubbio dotato di uno stile molto aggraziato, elegante e diligente nella costruzione delle scene in rilievo oltre che nell'uso della prospettiva. L'altro, di ispirazione tardo-antica, meno elegante nel tratto ma molto efficace nella sintesi, qualità che, quasi alla fine del mondo antico, doveva soddisfare la cultura di una plebe più sensibile alle immagini e alla sostanza piuttosto che allo stile e alla forma.

Le scene, scolpite entro riquadri, rappresentano episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento e vengono presentate "commiste", cioè senza una separazione temporale tra di loro. Si suppone che in origine se ne dovevano contare ben 28, dieci in più di quelle giunte fino a noi. Le fasce decorative a grappoli e foglie d'uva che circondano i riquadri sono aggiunte di epoca più tarda.

Porta lignea di Santa Sabina - Crocefissione - si tratta della scena più antica ritraente Cristo in croce con i ladroni 



PARTICOLARI ICONOGRAFICI       

Delle 18 scene presenti sulla porta, in questo post prendo in esame tre particolari iconografici a mio parere molto importanti.

Il primo riguarda la scena con la Crocefissione. Intagliata dall'artista che esprime una sensibilità maggiormente tardo-antica, è la prima raffigurazione conosciuta di Cristo crocifisso tra i due ladroni. Gesù è rappresentato in dimensioni maggiori e con la barba. La scena è stilizzata al massimo: non esiste prospettiva e l'unico sfondo è costituito solamente da alcuni caseggiati in mattoni. Nemmeno le croci si distinguono in maniera nitida. La loro presenza si intravede dietro le teste ed è suggerita dalla posizione delle braccia e delle mani.

Porta lignea di Santa Sabina - Abduzione di Abacuc - la scena presenta uno dei primi esemplari di angelo con le ali. Nell'iconografia paleocristiana dei primi secoli gli angeli venivano infatti raffigurati àpteri (senza ali)


Il secondo particolare iconografico riguarda la scena con l'Abduzione di Abacuc nella quale è rappresentato un grande angelo alato. La particolarità di questa raffigurazione risiede nel fatto che ci troviamo di fronte a uno dei primi esempi di angelo con le ali. Infatti nell'iconografia del Cristianesimo dei primi secoli, gli angeli erano entità considerate àptere, e quindi rappresentate prive delle ali. In questa scena si può notare un uso più articolato della prospettiva, quasi a suggerire una modalità molto simile a quella che ritroviamo nelle icone di derivazione bizantina.

Porta lignea di Santa Sabina - scena con il Passaggio del Mar Rosso. La testa del faraone fu sostituita nell'Ottocento con quella di Napoleone Bonaparte


Il terzo ed ultimo riquadro preso in analisi è quello in cui è raffigurato l'episodio del passaggio del Mar Rosso. La testa del faraone che annega nelle acque del mare è in realtà quella di Napoleone Bonaparte. A tal proposito si narra che nel 1836, ben quindici anni dopo la morte dell'imperatore francese, durante alcuni lavori di manutenzione della porta, un restauratore che probabilmente odiava Napoleone forse per motivi religiosi,  profanò la scultura al fine di augurare a Bonaparte la dannazione eterna.  

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