IL GIOVANE BERNINI e la sfida tra pittura e scultura

Bernini - Busto di G.B. Santoni - anche il putto è opera di Bernini. In futuro, Gian Lorenzo lo riutilizzerà in fase di studio per sculture successive

All'interno della già citata basilica di Santa Prassede, oltre ai mosaici, troviamo qualcosa di molto particolare. Stiamo parlando del monumento funebre di Giovanni Battista Santoni. A molte persone il nome di questo prelato dirà poco o nulla: effettivamente Santoni, vissuto nella seconda metà del Cinquecento e con un passato da vescovo di Alife e Tricarico, si distinse più che altro per essere stato "maggiordomo" di Sisto V tra il 1590 e il 1592, status che nel 1594 gli permise di avere sepoltura in un luogo così nobile.

E allora cosa rende così importante la tomba di un personaggio, in fondo, di secondo piano? Il busto. Sì, perchè non si tratta un busto come tutti gli altri. Infatti, incrociando l'austera ma elegante raffigurazione marmorea del Santoni, ci troviamo di fronte a una delle prime sculture romane (secondo alcuni, la prima) accreditate a Gian Lorenzo Bernini. L'opera sarebbe stata eseguita tra il 1613 e il 1616 quando il nostro aveva tra i 15 e i 18 anni, anche se il Baldinucci la fa addirittura retrocedere temporalmente al 1609, strabiliante prodigio di un Bernini che all'epoca avrebbe avuto più o meno dieci anni di età.



Ma guardando oltre il genio precoce del Sommo Maestro, quello che ci colpisce è la collocazione storico artistica dell'opera, posta in un momento di cruciale passaggio,nella ritrattistica scultorea, al confine tra Manierismo e ritorno alla percezione naturalistica dei ritratti. Un periodo in cui si ravvivano le dispute per determinare la superiorità tra pittura e scultura nel rappresentare il vero e che , con molta probabilità, vede il giovanissimo Gian Lorenzo, all'epoca impegnato nella bottega del padre, farsi le ossa sulle recenti esperienze di Caravaggio e di Annibale Carracci.

Bernini - Costanza Bonarelli


La basilica di Santa Prassede si trova praticamente a due passi da Santa Maria Maggiore, tanto cara alla famiglia Bernini nonchè ultima dimora di Gian Lorenzo. Qui il nostro, il quale assieme al padre frequentava i cantieri della Cappella Paolina, ebbe forse modo di vedere l'Immacolata Concezione del Cigoli, in cui la luna viene naturalisticamente raffigurata con tutti i suoi crateri grazie a un cannocchiale che il pittore ebbe in dono da Galileo. Probabilmente, colpito da tutte queste esperienze di tipo naturalista, Bernini iniziò il suo percorso di scultore-ritrattista in totale antitesi ai grandi pittori-ritrattisti del tempo (Velazquez, van Dyck, Rubens, Vouet) quasi a voler sconfessare il primato di superiorità conferito alla pittura proprio da Galileo.

Un percorso che terminerà con le cosiddette "sculture parlanti" degli anni trenta del Seicento su cui spicca la Costanza Bonarelli alla quale l'artista riuscì a trasmettere al marmo tutta la carnalità, vita, colore e passione che erano radicate nella propria anima e con cui smentì clamorosamente l'affermazione di Galileo a favore della pittura. Del resto, forse, anche lo stesso Bernini ne era consapevole, quando, in vecchiaia, sembra fosse solito ripetere il famoso detto "L'arte sta in far che il tutto sia finto, e paia vero"...    





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