UN ELEFANTE IN VATICANO - BREVE RACCONTO SU ANNONE, IL "CUCCIOLO" DI LEONE X


Raffaello Sanzio - schizzo raffigurante l'elefante Annone - circa 1514



Le corti Pontificie rinascimentali erano un mondo composto da un'incredibile quantità di arte e di ricchezza. Lo sfarzo però, molto spesso, finiva per toccare livelli di kitsch molto elevati. Uno dei papi più inclini all'estrema spettacolarizzazione del potere fu Leone X Medici (1475 - 1521). Figlio secondogenito di Lorenzo il Magnifico, viene ancora oggi ricordato sì come un uomo amante della musica, della poesia e delle pratiche religiose ma soprattutto come una figura dedita a passatempi poco raccomandabili per un papa. Le cronache del tempo ci raccontano infatti che papa Medici fu un noto compositore di poesie profane, un incallito giocatore di carte e scacchi e un amante delle feste, spesso senza freni, in cui amava circondarsi di buffoni o addirittura intrattenere relazioni intime con i suoi camerieri.

Ritratto di Leone X


Durante il suo pontificato si ricorda addirittura la presenza in Vaticano di un elefante albino, dono del re di Portogallo per la sua incoronazione avvenuta il 19 marzo del 1513. Il mastodontico animale, chiamato Annone in onore dell' antico generale cartaginese, era di origine indiana ed arrivò a Roma l'anno seguente, carico di doni preziosi. L'elefante aveva un'età di circa quattro anni e suscitò grande stupore tra i Romani che lo accolsero in città addirittura tra due ali di folla. 

Raffaello o Giulio Romano - schizzo raffigurante Annone


Si racconta che all'arrivo del corteo a Castel Sant'Angelo, dove Leone X attendeva l'animale, Annone si inginocchiò di fronte al pontefice per tre volte in segno di riverenza e, che successivamente, obbedendo a un cenno del suo custode indiano, aspirò acqua con la proboscide da un secchio per poi spruzzarla contro i cardinali e la folla.

Ma quale era la vita di un elefante in Vaticano? Le cronache dell'epoca ce lo raccontano come una vera e propria star: dotato di una straordinaria intelligenza ed adattabilità, sembra che Annone venisse impiegato nelle danze (la sensibilità verso il mondo animale nel primo Cinquecento era diversa da quella contemporanea) e negli scherzi fatti di spruzzi d'acqua con la proboscide che si tenevano nel corso degli sfrenati festini tanto cari a Leone X. Inoltre l'animale veniva anche impiegato nelle processioni che si tenevano in città o era semplicemente portato in giro per le strade di Roma nella veste di "mascotte" pontificia riscuotendo molto affetto tra il popolo.

Schizzo dell'affresco celebrativo e dell'epitaffio di Annone - è interessante notare che l'animale morì a 7 anni di età stroncato da una forma di angina, si suppone, dovuta al clima umido di Roma 


Annone viveva in una particolare struttura posta nel cortile del Belvedere ma successivamente venne trasferito all'interno di un edificio per lui costruito che si trovava tra la Basilica di San Pietro ed il Palazzo Apostolico, nei pressi di Borgo Sant'Angelo. A conferma della sua fama, alcuni versi di Pasquale Malaspina lo ricordano come "un addestrato elefante che danzava con tanta grazia e tanto amore che difficilmente un uomo avrebbe potuto ballare meglio". Inoltre Leone X ne dispose la sua  custodia a due grandi artisti del tempo: Raffaello Sanzio, che lo effigiò in uno schizzo, e il poeta Pietro Aretino che si racconta gli fosse incredibilmente affezionato.

Le cronache raccontano che Annone morì nel 1516 a causa dell'angina provocata dal clima umido di Roma con gran dispiacere del papa che gli rimase vicino fino all'ultimo. Francisco de Hollanda ricorda che l'elefante fu fonte d'ispirazione di alcune importanti opere artistiche: L'elefante meritò varie raffigurazioni: lo possiamo vedere nella Fontana dell'Elefante del Giardino Pensile di Palazzo Madama a Roma, opera di Giovanni da Udine, che lo aveva rappresentato anche in uno stucco delle Logge vaticane. Queste opere, come quella intarsiata da Giovanni da Verona sull'interno della porta della Stanza della Segnatura nell'appartamento vaticano di Leone X, derivano da un perduto disegno di Raffaello, del quale si conosce una copia. Un ritratto di Annone è anche in una lunetta sopra una delle porte della cinta muraria intorno al Vaticano. Si può ipotizzare un discreto sorriso dietro a queste commemorazioni, che hanno per noi un profondo significato. Isabella d'Este si mostrò molto interessata alla memoria del garbato elefante: si era spento da poco il pianto straordinario per la morte della cagnetta Aura, quando prese a cuore la memoria di Annone. Sappiamo dall'agente dei Gonzaga a Mantova, Carlo Agnelli, che il 16 marzo del 1516 la marchesa aveva ottenuto il tanto desiderato ritratto di Annone. Schizzi dell'elefante furono preparati anche da Giulio Romano, che rappresentò l'animale in uno stucco del soffitto nella sala Fetonte al palazzo Te di Mantova. »



     

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