L' ACQUEDOTTO VERGINE DI VIA DEL NAZARENO PUO' ESSERE IDENTIFICATO CON L'ARCO TRIONFALE DI CLAUDIO?




In questo post implemento il discorso già iniziato qualche settimana fa sull'Acquedotto Vergine. Nell' articolo che potete potete leggere cliccando sul seguente link https://goo.gl/fJGxbA   si era parlato del tratto di acquedotto tornato alla luce durante i lavori effettuati per la realizzazione della nuova "Rinascente", che è possibile ammirare all'interno dell'elegante fashion store di Via del Tritone.
Poco distante da quel punto, più precisamente in Via del Nazareno, si trova invece un altro tratto dell'Acquedotto Vergine, continuazione del tratto già citato, che si trova a un livello molto più basso dell'attuale piano stradale. E' possibile accedervi soltanto con permesso o tramite visita guidata varcando una pesante cancellata e scendendo una ripida scala a chiocciola che ci conduce in questo singolare e maestoso angolo di antica Roma praticamente compresso tra i moderni palazzi.


Cosa possiamo dire su questa opera? Sicuramente ci sorprende subito per la sua maestosità, accentuata grazie a tre grandi arcate in blocchi bugnati di travertino. Subito possiamo, quindi, fare il confronto con l'altro tratto di acquedotto attualmente visibile, quello de "La Rinascente", che presenta caratteristiche molto differenti soprattutto per quanto riguarda i materiali di costruzione, prevalentemente mattoni e tufo.

La differenza di materiali visibile nei due tronconi, che si trovano comunque a distanza di poche centinaia di metri, deriva probabilmente dal fatto che il tratto di acquedotto venuto alla luce nel fashion store corrisponde alla costruzione originale realizzata per volere di Agrippa intorno al 19 a.C., mentre quello di Via del Nazareno è sicuramente risalente a un periodo temporale più recente.

Acquedotto di Via del Nazareno - la grande iscrizione

A svelarci l'arcano è la grande iscrizione incisa sopra alle tre arcate che attesta il restauro della struttura avvenuto intorno al 46 - 47 d.C. e portato a compimento dall'Imperatore Claudio, il quale riedificò questo tratto di acquedotto dopo i danni subiti durante il regno del predecessore Caligola. L'iscrizione, (al momento sbiadita), compare su entrambi i lati e recita: Ti(berius)  Claudius Drusi f(ilius) Caesar Augustus Germanicus / pontifex maxim(us)  trib(unicia)  potest(ate) V imp(erator) XI p(ater)  p(atriae) co(n) s(ul)desig(natus) IIII / arcus ductus aquae Virginis disturbatos per C( aium) Caesarem / a fundamentis novos fecit ac restituit  -Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola)) 

Ma perchè Claudio ricostruì a fundamentis novos gli archi dell'Acquedotto Vergine? Parte della critica ritiene che l'opera di danneggiamento sarebbe stata originata da un progetto, promosso da Caligola, che prevedeva la costruzione di un anfiteatro all'interno del Campo Marzio. Tale opera, peraltro molto ambiziosa, non avrebbe però mai visto la luce e il successore avrebbe quindi ripristinato le arcate dell'acquedotto.

L'acquedotto circondato dai palazzi moderni
                                         

Ma in quella grande iscrizione sbiadita si nasconde probabilmente qualcosa in più. Infatti l'imperatore Claudio viene descritto con l'appellativo Germanicus. Tali appellativi, come, ad esempio, quello di Scipione l'Africano erano frequentemente usati nel mondo romano per indicare il ruolo determinante che un personaggio aveva giocato in una vittoriosa campagna militare. Il Germanicus  legato al nome dell'imperatore Claudio potrebbe riferirsi quindi o al suo essere figlio di Druso, il grande conquistatore della Germania, oppure ad alcune vittorie ottenute proprio intorno al 46-47 contro i Frisoni e i Cauci lungo il limes del Reno o lungo quello del Danubio, nelle regioni di Rezia e Norico, in un territorio compreso tra l'odierna Baviera e la Bassa Austria.

Alcune monete coniate lungo un periodo temporale compreso tra 41 e 50 d.C. ci ricordano inoltre due archi trionfali dedicati all'imperatore Claudio: uno, molto famoso, era stato eretto per le vittorie ottenute dallo stesso in Britannia e se ne è identificata l'ubicazione lungo la via Lata (nei pressi dell'odierna via del Corso). L'altro, rappresentato sugli aureii e i denarii in maniera più schematica ma comunque con decorazioni simili al primo, ne recava l'iscrizione de Germaniis, di identificazione molto più complessa e difficoltosa.

Moneta con l'effige dell'imperatore Claudio e dell'arco de Germanis - da engramma.it
                          

La reale esistenza e l'eventuale ubicazione di un arco edificato per celebrare la vittoria di Claudio sulle popolazione germaniche hanno rappresentato per anni motivo di accesa disputa tra gli studiosi. Tuttavia, in tempi recenti, grazie anche agli studi effettuati sui condotti dell' Aqua Virgo e sulle differenze altimetriche dei piani viari della zona, parte della critica ha avanzato l'ipotesi di una possibile identificazione dell'Arco de Germanis proprio con i maestosi resti di Via del Nazareno.

Dipinto ottocentesco in cui si vede l'Acquedotto utilizzato come fontana per il lavaggio dei panni. Ancora oggi sono visibili le bocchette da cui usciva l'acqua. Le arcate erano completamente coperte dalla vasca - foto da soprintendenzaroma.it

L'identificazione, secondo gli archeologi, dipenderebbe: a) dalla coincidenza cronologica dei resti in questione con gli eventi bellici in Germania, peraltro attestata anche dalle già citate monete; b) dalla ricostruzione dell'acquedotto effettuata utilizzando il travertino; c) in ultima istanza, a causa dello scarto altimetrico (almeno 8-10 m) esistente tra le arcate e l'antico piano stradale rilevato sotto l'odierna Via del Nazareno. Ulteriore indizio che potrebbe far propendere ad una identificazione così nobile, consisterebbe anche nella riproduzione dell'iscrizione su entrambi i lati dell'acquedotto, che andava così ad intersecare una strada di rilevante importanza, forse rivolta verso il Campo Marzio, e che sarebbe stata quindi visibile da tutti e due i versanti del flusso di traffico.

Il dibattito rimane ancora oggi complesso ma molto molto affascinante......

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