QUANTA ROMA C'E' NELLA KARLSKIRCHE DI VIENNA?







L' Impero Asburgico, almeno fino all'inizio dell'Ottocento, era stato inteso dai suoi regnanti non solo come una vera e propria continuazione del Sacro Romano Impero ma anche come uno stato epigono dell'Impero Romano. Durante la prima metà del XVII secolo in Austria fiorì, grazie agli stretti e continui contatti con il nostro paese e con la città di Roma, un'autoctona versione del barocco di casa nostra. Non contenti di questo, i sovrani austriaci non disdegnavano di mettere in relazione alle loro teste coronate, una spiccata conoscenza della cultura classica latina che finì per influenzare non poco anche la lingua tedesca parlata nella capitale dell'Impero.



Questo gusto decisamente "Römer" si riflette chiaramente in uno dei monumenti più famosi di Vienna, la Karlskirche, maestoso edificio cultuale dedicato a San Carlo Borromeo, protettore degli appestati, edificato per volere di Carlo VI (1685-1740) in occasione della fine di una mortifera epidemia di peste che si abbattè sulla città.
La costruzione della chiesa durò ben 25 anni e tante sono le citazioni ai monumenti più famosi di Roma. Le due colonne ritorte, con episodi della vita del santo, realizzate dallo scultore veneto Lorenzo Mattielli che racchiudono la chiesa in un maestoso, elegante scenario ricordano molto da vicino la colonna Traiana.


Le similitudini non finiscono qui: la facciata sembra decisamente richiamare nelle linee l'andamento borrominiano di Sant'Agnese in Agone mentre il sobrio frontone, a ricordo delle vittime dell'epidemia, la cupola e il porticato ricordano l'arte greca e romana.
Molto belli anche i due angeli ai lati dello scalone che rappresentano il Vecchio e il Nuovo Testamento, non troppo velata citazione di quelli berniniani di Ponte Sant'Angelo.

Commenti