BERNINI E BORROMINI: LA SOBRIETA' DELLE LORO ETERNE DIMORE E L'ETERNITA' DELLA LORO ARTE



In questo periodo è molto di attualità il confronto, spesso raccontato sottoforma di rivalità, tra Bernini e Borromini, i due giganti del barocco Romano. In realtà, pur essendone accertata l'accesa competizione, alimentata anche dal fatto di essere rispettivamente protetti da importanti pontefici mecenati come Urbano VIII e Innocenzo X, i due ebbero anche diversi punti di contatto e di confronto mentre in più di un'occasione si ritrovarono anche a lavorare insieme

Il Baldacchino di San Pietro, un eccezionale cantiere collettivo in cui collaborarono Bernini e Borromini


Una di queste occasioni fu rappresentata dal vero e proprio cantiere collettivo che si formò durante la costruzione del celeberrimo Baldacchino di San Pietro. La realizzazione del baldacchino, costruito tra 1624 e 1633, era un'opera che nasceva già come un'impresa poichè si proponeva di fondere insieme scultura e architettura e che aveva come obiettivo quello di sostituire il ruolo del ciborio medievale con dimensioni monumentali. Il barocco insomma chiedeva prepotentemente spazio all'interno della storia dell'arte. Alla committenza fu subito chiaro che non sarebbe bastato solamente il fulgido genio di Gian Lorenzo Bernini per portare a termine un progetto così ambizioso. 

Baldacchino di San Pietro in Vaticano - Stemma Barberini, probabilmente opera di Borromini


L'architetto napoletano fu così posto a capo di un'equipe composta da nomi molto importanti come Stefano Maderno, Duquesnoy e Luigi Bernini (fratello dello stesso artista). Tuttavia il ruolo di assistente venne assegnato proprio a Francesco Borromini che partecipò attivamente alla progettazione del baldacchino. In realtà Borromini, il quale all'epoca era poco più che ventenne, si fece progressivamente strada all'interno del cantiere: entrato con lo status di scultore e tagliatore di pietre, venne successivamente nominato assistente di Bernini in virtù dei suoi meriti architettonici. Infatti, secondo alcuni critici, il disegno berniniano del coronamento del Baldacchino a volute triple - che sostituì l' originaria statua del Cristo Risorto ritenuta troppo pesante - sarebbe stato influenzato proprio da Borromini, come dimostra un disegno del Baldacchino raffigurato in prospettiva sotto la volta michelangiolesca conservato a Vienna. 

Inoltre, da due documenti dell'epoca, si è riusciti a definire il ruolo importante che l'artista ticinese giocò all'interno del Baldacchino di Bernini. In una lettera autografa di Borromini datata 3 Dicembre 1628, lo stesso sollecita ai "Deputati della Fabbrica di San Pietro" il pagamento per aver realizzato le decorazioni e gli stemmi di Urbano VIII. In un'altra lettera, stavolta a firma di Gian Lorenzo Bernini, si attesta invece l'assegnazione a Borromini di 50 scudi per aver fatto «i disegni grandi ed integli di detta opera». Considerato che Bernini guadagnava in media cinque volte di più rispetto a Borromini, i dissidi e i litigi, anch'essi storicamente accertati, non tardarono a manifestarsi. Tuttavia se questi due giganti dell'arte barocca ebbero una vita sicuramente molto particolare, quello che personalmente stupisce è l'estrema sobrietà delle loro eterne dimore. 

Tomba di Gian Lorenzo Bernini - Basilica di Santa Maria Maggiore


Sepolti rispettivamente in Santa Maria Maggiore (Bernini) e in San Giovanni de Fiorentini (Borromini), le tombe dei due rivali si riconoscono solamente per il nome inciso sul marmo dei pavimenti come se a testimonianza delle loro vite e della loro rivalità ci abbiano voluto lasciare non tanto la loro esperienza umana quanto la loro eccezionale, secolare parabola artistica coronata da opere di una bellezza e di un ingegno che non conosce lo scorrere del tempo.

Tomba di Francesco Borromini - Chiesa di San Giovanni de Fiorentini


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