MOSTRE - IL MUSEO UNIVERSALE DAL SOGNO DI NAPOLEONE A CANOVA


Quando cade un personaggio storico dal profilo "ingombrante", ci si trova inevitabilmente a fare i conti con le conseguenze di ciò che lo stesso ha seminato nel corso della propria parabola politica e umana. Dal punto di vista artistico la caduta di Napoleone, tra le tante conseguenze, ha comportato soprattutto il tentativo di recuperare le opere "prelevate" dai francesi nel nostro paese a seguito del Trattato di Tolentino (1797).

Antonio Canova - Venere Capitolina
                                            
"Tutto quello che c' è di bello in Italia sarà nostro", aveva scritto Napoleone al Direttorio. E col trattato di Tolentino impose come contributo e risarcimento al povero Pio VI (che poi sarà deportato e morirà in Francia) la consegna di cento opere: 63 del Vaticano, 20 del Campidoglio, il resto quadri delle chiese romane, tra cui la Trasfigurazione di Raffaello e la Deposizione di Caravaggio. Tra i maggiori capolavori di scultura il Laocoonte, l' Apollo del Belvedere, le statue colossali del Nilo e del Tevere, la Venere Capitolina, l' Antinoo, il Galata morente, lo Spinario, l' Amazzone. Il tutto trasportato su carri fino a Livorno, e di qui via mare a Marsiglia e poi, risalendo Rodano, Saone e canali, fino a Parigi. Qui, il 27 luglio 1798, un' enorme folla assistette al grande corteo (c' erano anche i quattro cavalli di S. Marco, tele di Tiziano e Veronese prelevate dopo il trattato di Campoformio), che ci è descritto dai fratelli Goncourt che all'epoca scrissero: "Mai un imperatore vittorioso aveva trasportato a Roma nel suo trionfo una tale armata di siffatti prigionieri". 

Il progetto culturale di Napoleone, che ovviamente doveva conferire maggior lustro allo spirito di una Francia sulle prime dichiaratasi rivoluzionaria e successivamente scopertasi imperiale, passava inequivocabilmente dall'idea e dal ruolo del Louvre come museo universale. Al Louvre doveva essere celebrata la più grande raccolta di opere d'arte che l'umanità avesse conosciuto, in buona parte sottratta all'Italia e a Roma, modello, per tutto il settecento, del collezionismo e del concetto di "museo". 


Thomas Lawrence - Ritratto di Canova 1813-1819 - olio su tela - Fondazione Canova

Con il precipitare degli eventi e la caduta di Napoleone, Pio VII, che aveva il dente avvelenato nei confronti dell'ormai esule Bonaparte, si fece subito promotore per riportare entro i confini dello Stato Pontificio le numerose opere d'arte sottratte dai francesi. Ma l'impresa si presentava tutt'altro che facile: la strada per la restituzione dei beni pontifici passava per una stretta selva composta di alleanze e rapporti politici che doveva per forza di cose essere percorsa da un personaggio in grado di possedere il profilo adeguato per percorrerla.

Papa Chiaramonti aveva da tempo individuato il suo uomo in Antonio Canova. Oltre ad essere uno tra i più grandi geni nella storia dell'arte del nostro Paese, Canova fu a tutti gli effetti uno dei fondatori dei principi della tutela dei beni culturali. Già quindici anni prima, il sommo scultore, in qualità di Ispettore Generale delle antichità e belle arti dello Stato Pontificio, aveva fatto parte del "pool" istituito da Pio VII, in memoria delle "razzie" perpetrate dai francesi, atto a redarre l'editto sulla conservazione dei monumenti e delle opere. Un editto che, circa venti anni dopo, aprirà la strada per la prima legge sulla tutela del patrimonio storico artistico italiano.
Lo stesso artista conosceva inoltre molto bene le stanze del potere in cui vivevano gli uomini politici del suo tempo. Ammirato in tutta Europa per i suoi capolavori, Canova nel primo decennio dell'Ottocento andò più volte a Parigi per i ritratti di Napoleone primo console e poi imperatore: rifiutò cortesemente l' invito di entrare a far parte della sua corte, e tentò timidamente quanto invano di convincerlo che le opere d' arte formano "catena e collezione", e quindi è insensato strapparle dal loro luogo d' origine. 


La storia dell'arte è troppo piccola per tutti e tre: da sinistra papa Pio VII, Napoleone Bonaparte e Giorgio IV d'Inghilterra

Forte del sostegno del Segretario di Stato Vaticano Consalvi, del re d'Inghilterra Giorgio IV e del cancelliere austriaco Metternich, Canova, dopo aver superato alcuni tentennamenti dovuti alla salute malferma, parte all'inizio del 1815 col titolo di Ambasciatore. Il 28 Aprile (50 giorni prima di Waterloo) è a Parigi. Il nostro ha un carattere mite ed amabile ma nella capitale francese viene però ricevuto molto male: Talleyrand rifiuta la restituzione mentre il barone Vivant Denon, che Napoleone aveva creato direttore dei musei di Francia, e che era stato il gran regista delle spoliazioni nei vari paesi d' Europa, difensore a oltranza del diritto della Francia a tenersi le opere requisite, lo deride apostrofandolo così: "Ambasciatore? Vorrete dire imballatore, probabilmente". Deve intervenire di nuovo Metternich, Canova ritorna al Louvre e scortato da soldati austriaci e prussiani, comincia e porta a termine il suo lavoro.

Delle cento opere requisite col trattato di Tolentino, ne tornano a Roma settantasette; dei 115 quadri prelevati successivamente dagli stati pontifici circa la metà sono recuperati: probabilmente Pio VII volle usare qualche riguardo a "Sua Maestà Cristianissima" Luigi XVIII. Così, le pitture del Trecento e del Quattrocento che tutt'oggi costituiscono il nucleo delle sale italiane, rimasero al Louvre.

Antonio Canova - Marte e Venere (gesso)



Il primo convoglio delle opere recuperate partì per l' Italia alla fine di ottobre, trainato da duecento cavalli, e dopo trentacinque giorni, il 4 gennaio 1816, arrivò a Roma: un secondo vi arriverà in agosto. Un contributo di 200 mila franchi per le spese viene dato da William Hamilton, sottosegretario inglese per gli affari esteri. Canova però non si fermò qui: partì per Londra, dove arrivò il primo novembre del 1815, per ringraziare gli inglesi del loro aiuto e perché invitato a esprimere un giudizio sui marmi del Partenone, intorno ai quali da anni ferveva un intenso dibattito.

Il suo parere fu determinante per l'acquisizione da parte del British Museum dei marmi provenienti dal Partenone. Un'altra missione di successo per Antonio Canova che al di là della sua sublime produzione artistica, può essere considerato a pieno titolo come uno tra i padri fondatori della tutela dei beni culturali e come uno tra le nobili anime che salvarono le sorti della produzione artistica italiana.


UN'OCCHIATA ALLA MOSTRA
SET N.1
In senso orario

1. Laocoonte - calco in gesso del XIX secolo - nella foto l'originale ritrovato nel 1506
2. Guido Reni - La strage degli Innocenti - 1611 - olio su tela - Bologna Pinacoteca Nazionale
3. Antonio Allegri detto Il Correggio - compianto su Cristo morto-1523-24 - olio su tela
4. PieroVannucci detto Il Perugino - L'Arcangelo Gabriele - post 1508 - olio su tavola
5. Il Perugino - S.Giovanni Battista tra i santi Francesco, Girolamo, Sebastiano e S.Antonio da                                      Padova - 1510 tempera e olio su tavola - Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria
6. Raffaello Sanzio - Ritratto di papa Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi -
                                  1517-18 olio su tavola - Firenze - Galleria degli Uffizi

SET N.2

In alto
1. Agostino CARRACCI - Plutone - 1592 - Olio su tela - Modena Galleria Estense

Al centro da sinistra

2. Ludovico CARRACCI - Madonna con bambino tra i Santi Giuseppe, Francesco e i committenti -        1591 - olio su tela - Cento, Pinacoteca
3. GUERCINO - La cattedra di San Pietro - 1618 - olio su tela - Cento, Pinacoteca
4. Guido RENI - La Fortuna con corona - 1637 - olio su tela - Roma accademia di S.Luca

In basso da sinistra

5. Francesco ALBANI - Nascita della Vergine - 1599 - olio su tela, Roma Musei Capitolini
6. Guido RENI - S.Giovanni Battista - 1635 olio su tela - Torino - Musei Reali
7. DOMENICHINO - Madonna in trono con Bambino, S.Giovanni Evangelista e Petronio 1639 - Roma Gallerie NAzionali di Arte Antica - Palazzo Barberini


SET 3

1. Paolo Caliari detto IL VERONESE - Compianto su Cristo morto 1548 - olio su tela -Verona Museo di Castelvecchio
2. Tiziano Vecellio - Assunzione della Vergine 1530-32 - Olio su tela - Verona S.Maria Assunta
3. Tintoretto - Miracolo di S.Agnese 1563-1578 - Olio su tela- chiesa Madonna dell'orto

Lastra tombale di Guidarelli. La leggenda vuole che se una ragazza la bacia, troverà in breve tempo marito

Antonio Canova - Venere Italica (gesso)


PER APPROFONDIRE

Canova e i predatori dell'Arte Perduta - di Antonio Cederna - La Repubblica del 02/02/1993

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