OLTRE CAPO NORD (C’E’ PARIGI) - DAY#1- ROMA - FIRENZE
OLTRE CAPO NORD (C’E’ PARIGI)
Diario di bordo del viaggio a
Capo Nord effettuato dal 29 Luglio 2000 al 30 Agosto del 2000.
Itinerario: Roma -
Capo Nord - Amsterdam - Parigi - Roma - 11.000 km circa
Mezzo: Opel
Corsa 1.1 (usata)
Partecipanti:
Giampaolo, Maurizio
Nazioni attraversate: Italia,
Svizzera, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi,
Belgio, Francia.
Questo diario di bordo è stato
scritto al termine di un’accurata revisione degli appunti quotidianamente
annotati nel corso del viaggio effettuato quattordici anni fa.
Raggiungere Capo Nord in automobile ha rappresentato per me un sogno fin da
bambino. Trovarmi per davvero sotto al globo che indica l’estremità dell’Europa
Settentrionale, rimane indelebilmente un desiderio realizzato che, nel suo
piccolo, mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi diversi.
Ripensando a quei giorni pieni di
spensieratezza e di libertà passati on the road assieme al mio fido compagno di
viaggio Maurizio davanti a situazioni e a panorami spesso indescrivibili con le
sole parole, è impossibile, per tante ragioni, non farsi prendere da un filo di
nostalgia.
Rileggendo il diario sono comunque sempre
più convinto che qualsiasi viaggio rappresenti un’esperienza formativa sia dal
punto di vista emozionale - cognitivo, sia dal punto di vista della conquista
di nuovi orizzonti e della valutazione di nuove idee.
Per quanto mi sarà possibile
proverò a ricercare nuove mete, nuovi percorsi, traguardi di viaggio più o meno
grandi e, perchè no, nuovi vertici che possano stimolare la curiosità di
conoscenza e l’empatia con la natura che ci circonda e che, piano piano, ci
rende partecipi di questo impagabile spettacolo.
Allacciate le cinture...buon
viaggio!
Lasciamo
Roma alle 9.30 del 29 Luglio. Sull’Opel Corsa 1.1. viola di Maurizio (usata),
riponiamo due borse e tanti sogni spensierati che trovano culmine nella libera
ricerca del limite, nell’estremo, nel confine del mondo europeo. Riassunto in
due parole: Capo Nord.
Meno
romantico ma, sicuramente molto più pratico, è il materiale riposto nel cofano:
10 kg di pasta, un tavolino da campeggio, due sedie, lampade, borracce e una
tenda impermeabile scelta con molta accuratezza diversi giorni prima in quanto,
per circa un mese, rappresenterà principalmente la nostra casa itinerante.
In testa
abbiamo un’idea ben precisa: considerate le nostre (esigue) facoltà economiche
e gli eventuali, non preventivabili, “extra” (multe, possibili guasti alla
macchina, spese di benzina) da inserire nella nota spese del lungo viaggio che
ci apprestiamo a percorrere, io e Maurizio decidiamo, eroicamente, di affidarci
tout court alle strade statali, almeno fino al confine con la Svizzera, in modo da limare sul costo dei pedaggi autostradali.
La
giornata d’esordio ci porterà a Firenze seguendo, quindi, il tracciato della
Via Cassia, proprio quasi come facevano i pellegrini di mille anni fa. L’uscita
dalla città è però già di per se abbastanza faticosa. Il traffico ci costringe
ad un’ora e mezza di rovente attesa tra semafori e lamiere incolonnate che
cerchiamo di ingannare ascoltando musica e spettegolando sul recente viaggio ad
Amsterdam del nostro amico Angus, che al ritorno dall’Olanda, finì per drogare,
inconsapevolmente, tutta la famiglia dopo aver portato a casa una torta alla
cannabis comprata in un coffee shop del posto.
Superato
il bivio di Monterosi termina il percorso tipo superstrada e la Cassia inizia a
mostrarci il suo lato decisamente “vintage”: due corsie, stile abbastanza
vetusto, fondo un pò così e così. Passiamo Viterbo ed il lago di Bolsena per
addentraci in mezzo a lunghe distese brulle che segnano il confine con la
Toscana. Di interessante c’è poco o nulla, almeno finchè questo canalone
desolato non sfocia nella Val d’Orcia, in provincia di Siena.
Qui si
apre la famosa vallata che frequento già da qualche tempo a causa di amicizie
personali. Mi fa piacere scorgere i paesi di Pienza, di San Quirico e
Montalcino, pensando quasi che rappresentino una sorta di benedizione sulla
strada di questo lungo viaggio. Arriviamo abbastanza velocemente sotto le porte
di Siena. Fa caldo, è mezzogiorno passato e ci meravigliamo per il fatto di
aver percorso 200 km in poco più di due ore. Vorremmo fermarci per visitare la
città ma il pensiero della macchina stracarica di fagotti ci fa desistere. Se
ci fregano tutto dopo due ore, non sarebbe decisamente un buon inizio.
Pertanto, facciamo spallucce e proseguiamo a malincuore.
Dopo
Siena la Cassia si trasforma in una superstrada a quattro corsie, meno
pittoresca ma molto più veloce, che ci permette di raggiungere Firenze nel giro
di un’ora. A questo punto la fame richiama i nostri stomaci e, su una piazzetta
del quartiere Impruneta (periferia sud), diamo mostra delle nostre capacità
alquanto zingaresche: un panino e mezzo a testa col tonno preparato
all’istante. Tempo di mangiare e si procede all’individuazione di un
campeggio. Dopo una ricerca di circa un paio d’ore in cui facciamo un tour
surrogato che culmina nel passaggio al Belvedere, decidiamo di fermarci al
Camping Villa Camerata, una sorta di ostello ricavato in un palazzetto d’epoca
che ospita anche un grande spazio per le tende. Il problema è che la piazzola
assegnataci non ha nè erba, nè alberi sopra le nostre teste. Insomma è un pezzo
di Sahara nei pressi delle colline fiesolane: fondo sabbioso, insetti
fastidiosi e parcheggio fuori dall’area “residenziale”.
L’erezione
della tenda è uno dei primi problemi a cui ci troviamo di fronte. Sarà
l’imperfezione del terreno, saranno le stecche asimmetriche...in poche parole
la tenda è storta. “Domani sarà un’altra cosa” - esclama Maurizio - “manto
erboso, macchina vicino alla tenda, frescura alpina”.
Alle
16.30 scatta il tour liofilizzato di Firenze: S.Croce, Palazzo della Signoria,
Ponte Vecchio e tutti i monumenti più importanti visti in un’ora e mezza. La
disidratazione è inevitabile e due bottiglie d’acqua a testa vanno via nel giro
di pochi minuti. Dobbiamo fare incetta di liquidi al supermercato in quanto
l’acqua corrente fiorentina ha uno schifoso retrogusto di ammoniaca.
Altro
problema: ho dimenticato a casa le posate. E’sabato pomeriggio inoltrato...o è
aperta la Standa o stasera mangio con le mani. Mi dice bene.
Scende la
sera e, tornati abbastanza stanchi al campeggio, ci prepariamo col fornello da
campo mezzo kg di penne al sugo Star. Come dessert, due barrette di muesli
Nesquik. La sopresa è nel notare che, in qualche modo, sfamano. Serve un pò di
musica amplificata perchè, autoradio esclusa, con noi abbiamo soltanto un
lettore cd. L’estro Vitruviano di Maurizio diventà realtà ricavando due
amplificatori artificiali da altrettanti bicchieri di plastica.
Il resto
è stanchezza e tentativi di sonno all’interno della nostra tenda storta. La
prima si può comunque definire più che buona.
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