LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI: IL CAMPANILE DI LAGO RESIA



IL CAMPANILE DEL LAGO DI RESIA

Semmai qualcuno mi chiedesse di esemplificare liberamente con una fotografia il titolo del libro "La solitudine dei numeri primi", senza alcun dubbio gli mostrerei un'istantanea di questo bizzarro campanile romanico.  Vedendolo da un personale punto di vista, mi appare come se tentasse, invano, di voler uscire dalle acque del lago in cui è quasi del tutto immerso. Una sorta di sforzo quotidiano contro la vita che l'uomo lo ha costretto, giocoforza, a subire. Eh già...perchè questo antico campanile, in origine, mai avrebbe pensato di finire a mollo diventando così uno dei più curiosi soggetti in cui mi sia mai capitato di imbattermi.

Ci troviamo sul Lago di Resia (Reschensee) nei pressi di Curon Venosta (Graun im Vinschgau), provincia di Bolzano, ma praticamente quasi più Austria che Italia considerato che il confine corre a meno di 10 chilometri da questo posto. Una terra meravigliosa dove infiniti ettari di prati verdissimi sono custoditi, a mò di forziere, dalla roccia maestosa delle Alpi. Una terra di frontiera già percorsa, illo tempore, dagli antichi Romani e oggi  crocevia di culture e dialetti valligiani diffusi tra Italia, repubblica austriaca e  Svizzera.






Ok...bene...però già mi accorgo che ti starai chiedendo "Come e quando ci è finito questo campanile dentro al lago?". Ci è finito nel 1950, quando la richiesta di maggiore produzione di energia elettrica rese necessaria la costruzione di una grande diga. I lavori unificarono i laghi di Resia e di Curon, precedentemente separati, con quello di San Valentino alla Muta comportando la completa distruzione e sommersione dell'abitato di Curon Venosta da parte delle acque dell'attuale bacino del lago. Il nuovo paese sarà successivamente ricostruito più a monte.

In questo modo l'unico superstite e silenzioso testimone di quel paese fantasma, rimane proprio il campanile della vecchia chiesa, edificato verso il 1357 in forme romaniche e da più di 600 anni guardiano di questa valle. Un portavoce della protesta dei tirolesi che quasi cinquantacinque anni fa, interpretando i lavori di edificazione della diga come uno sfregio da parte del governo di Roma, arrivarono ad implorare perfino il papa per scongiurare l'edificazione dell'opera e la distruzione della vecchia Curon. Un secolare punto fermo la cui ombra si riflette ogni giorno rivendicando il proprio parere su un territorio modificato dall'uomo ma che, per fortuna, ha mantenuto inalterato tutto il suo fascino e la sua naturale bellezza. Una terra che riesce a ispirare positivamente chiunque si trova a visitarla. 






Ti consiglio di venire qui in inverno. Forse quando la neve copre i prati e il lago è totalmente ghiacciato, potrai ancora ascoltare il suono delle campane del campanile (in realtà rimosse prima dei lavori del 1950), proprio come racconta una leggenda tirolese a cui la mia fantasia un pò fanciullesca si ostina, romanticamente, a dare credito illimitato.



Il campanile con neve e lago ghiacciato (foto da www.spindle.it)











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