LA CROCIFISSIONE BIANCA DI CHAGALL ESPOSTA A PALAZZO CIPOLLA

 


#Segnalo che a Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla Museo del Corso - Polo Museale in Via del Corso 320, è esposta gratuitamente fino al 26 Gennaio 2025 la Crocifissione Bianca opera di Marc Chagall.
Avevo ammirato quest'opera per la prima volta nel 2015 in Palazzo Strozzi a Firenze. Stavolta sono rimasto ancora più affascinato dal magnetismo coloristico e simbolico offerto dal bianco in un complesso contesto artistico-simbolico che può essere considerato una vera e propria icona moderna. Nota di merito anche per l'illuminazione che contribuisce al forte richiamo emozionale durante l'osservazione del quadro.



L'opera, realizzata nel 1938, poco dopo la Kristallnacht nazista, riflette tutte le inquietudini di una vita non facile come quella di Chagall, ebreo praticante nato nel 1887 come Moishe Šagal nel villaggio di Vitebsk, oggi in Bielorussia ma all'epoca parte dell'impero Russo.



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Sulla sinistra si notano delle figure sventolanti una bandiera rossa che entrano in un villaggio devastato. Le case sono distrutte e dipinte come rovesciate. Il cimitero è profanato. Un uomo è addirittura lasciato insepolto. Non è chiaro se siano uomini di un esercito invasore o dei contadini venuti a liberare il villaggio. E' purtroppo molto chiaro che ci sia ben poco da fare. La località potrebbe essere proprio Vitebsk, oggetto di un violento pogrom zarista proprio il giorno in cui nacque l'artista, ma potrebbe rappresentare anche un chiaro rimando alle sommosse antiebraiche scoppiate nell'Impero Russo in tutto l'arco dell'ottocento ma anche dopo la rivoluzione bolscevica.



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Sulla destra è visibile una sinagoga in fiamme, questo un chiaro riferimento all'allora recente Kristallnacht del 1938. Tra le fiamme è visibile un soldato con la fascia, probabilmente nazista, nell'atto di violare i simboli sacri conservati nell'edificio sparpagliati a terra.




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In basso sono raffigurate delle persone in fuga: un vecchio con il sacco sulle spalle, una madre con il bambino, altri vecchi sulla sinistra. Uno di essi espone un cartello su cui originariamente vi era la scritta Ich bin Jude (Io sono Ebreo). Un altro vecchio corre terrorizzato senza una scarpa cercando di salvare i rotoli della Torah. Esse sono presumibili personificazioni della tradizionale figura del cosiddetto "Ebreo Errante". Esso potrebbe in questo contesto riferirsi ad una poesia yiddish di Abraham Walt illustrata da Chagall poco tempo prima della realizzazione della Crocifissione. Sopra il personaggio del Cristo sono invece visibili alcune figure con abiti chiaramente ebraici, un possibile riferimento alla Lamentazione, un'invocazione, una preghiera ma anche l'attesa che non si rassegna alla disperazione.



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Figura centrale della composizione è Gesù crocifisso. Un Cristo che presenta il capo velato e vestito del tallit, il rituale scialle di preghiera ebraico. La croce ha inoltre una forma a "tau", ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Sopra il capo è presente la tradizionale iscrizione INRI sotto cui ve n'è la trasposizione in aramaico. Ai piedi della croce vi è la Menorah, che però ha solamente sei candele accese, sintomo dei venti di malvagità che stanno progressivamente spegnendo ogni luce sacra accesa nel mondo. A proposito di luce: gli aloni che avvolgono la Menorah ed il capo di Gesù sono uguali, come a testimoniare una comunanza religiosa nel dolore e negli orrori della guerra. Chagall, durante la sua esperienza in Francia, si era interessato alla vita di Cristo maturando l'opinione che Gesù rappresentasse il vero tipo del martire ebreo ma anche un intero popolo e tutti gli inchiodati alle croci del mondo.
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A sinistra della croce è visibile un'imbarcazione, senza un remo, piena di profughi. Un popolo in fuga dalla barbarie del mondo ma rivolto verso la luce bianca proveniente dal Crocifisso, una luce di speranza in mezzo alle difficoltà e alle incertezze.
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La luce bianca è elemento centrale del dipinto. Essa investe la figura del Cristo lasciando alle spalle le tinte grigio-nere della malvagità. E' un elemento di speranza probabilmente retaggio della tradizione artistica russa. Nell'arte delle icone il bianco simboleggia infatti la pace e l'armonia proveniente da Dio.

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