LA VILLA DEI VOLUSII SATURNINI A LUCUS FERONIAE



La Villa dei Volusii Saturnini si trova nei pressi dell'antico sito di Lucus Feroniae, in prossimità di Capena, e adiacente all'omonima area archeologico-museale. Il rinvenimento della villa avvenne in maniera fortuita nel 1961 durante i lavori di costruzione dell'Autostrada del Sole, all'altezza del casello di Fiano Romano. Tali lavori comportarono la distruzione di parte del complesso, che venne, inoltre, tagliato in due dalla rampa di accesso all'autostrada.



Pianta della Villa dei Volusii Saturnini - dal sito della Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale

Per comprendere meglio la storia e l'evoluzione del sito in questione, mi avvalgo di questa piantina realizzata dalla Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale. Osservandola, notiamo immediatamente due corpi distinti: l'Atrio e il Peristilio, che rispettivamente appartengono a due epoche differenti. 

L'Atrio, probabilmente dotato di compluvium e relativo impluvium, risale infatti alla prima fase edilizia della villa, databile alla metà del I secolo a.C. All'epoca il complesso apparteneva alla famiglia degli Egnatii, famiglia coinvolta nelle guerre civili del tempo e successivamente proscritta in età augustea. Con molta probabilità doveva trattarsi di una cosiddetta residenza d'otium, ossia un luogo in cui la classe agiata era solita ritirarsi per curare le proprie facoltà intellettuali dedicandosi, in un contesto bucolico, alla cura della cultura e dello spirito. Nelle adiacenze dell'atrio si apriva invece un hortus o viridarium (giardino per essenze aromatiche) e era presente anche un frantoio i cui ruderi si trovano a ridosso dell'Autostrada A1.

Ruderi del frantoio
A quest'epoca risalgono i bellissimi mosaici policromi che posto di seguito.

Bellissimo mosaico pavimentale policromo. I secolo a.C. I colori, dopo gli ultimi restauri, sono ancora oggi vivissimi 


Mosaico in bianco e nero. I nodi raffigurati nei piccoli riquadri erano simbolo di prosperità

Mosaico in opus scutulatum a fondo nero. L'utilizzo di questo tipo di mosaico era frequente negli ambienti di passaggio, molto frequentati e quindi inclini al disordine. 
Mosaico probabilmente appartenente a una zona notte della villa


Come è possibile notare nella foto in basso, durante questa fase della villa, gli ambienti, si sviluppano intorno all'atrio e presentano le caratteristiche di una vera e propria domus. Probabilmente doveva trattarsi di ambienti dove i proprietari ricevevano gli ospiti e dove, sulla scorta di alcuni mosaici, dormivano.

Villa dei Volusii - Atrio - notare la costruzione degli ambienti in opus reticulatum, probabilmente risalente al secondo periodo della villa
Villa dei Voulusii Saturnini - Area del Peristilio colonnato. L'area, molto ampia, era destinata a molteplici utilizzi: punto di movimentazione delle merci e cuore pulsante degli affari interni su cui affacciavano le modeste celle degli schiavi. 

I destini della villa cambiano verso la fine del I secolo a.C. dopo che questa diviene proprietà della famiglia di origine picena dei Volusii Saturnini. Dal pretore Quinto Volusio Saturnino, personaggio noto a Cicerone, essa passò al figlio Quinto Volusio, personaggio importantissimo nella vita politica e sociale di Lucus Feroniae, nonchè console nell'anno 12 a.C. ed amico personale di Augusto.

Ambienti risalenti alla seconda fase della villa. Notare l'affollamento delle strutture, probabilmente destinate all'alloggiamento degli schiavi


I Volusii Saturnini furono una famiglia senatoria che aveva costruito le proprie fortune sull'organizzazione e la distribuzione dei prodotti agricoli. Lucio Volusio Saturnino possedeva infatti magazzini di stoccaggio delle merci nell'odierno Rione Regola, nelle adiacenze del Porto Fluviale, dove venivano preparati per l'esportazione vino, grano e in particolar modo l'olio, utilizzato anche fuori dell'Urbe per le lampare. Questi prodotti provenivano direttamente dalla villa di Lucus Feroniae.

Ruderi di un ambiente probabilmente utilizzato come lavanderia


In un contesto, potremmo dire di "fattoria industriale", questo terreno perde quindi la funzione di villa d'otium e si trasforma in una villa schiavistica, ossia viene affittata a dei liberi coloni qui residenti che regolano il lavoro di centinaia di schiavi che ha come obiettivo la produzione. Probabilmente esponenti della famiglia dei Volusii Saturnini si recavano qui saltuariamente al fine di controllare che tutto il lavoro procedesse nel migliore dei modi.

Pertanto, mutate le condizioni di utilizzo del fondo, muta anche la struttura architettonica. In questo periodo viene quindi edificato il grande peristilio colonnato sul quale si affacciano e si sviluppano una ventina di piccoli ambienti con pavimento a roccia nuda destinati al deposito dei prodotti, ad ambienti di servizio (latrine, lavanderia) e all'alloggiamento degli schiavi. La struttura "padronale" preesistente, risalente agli Egnatii, viene ristrutturata e ampliata e nella parte in cui vi era l'Hortus, viene ricreato un piccolo gymnasium ma soprattutto viene ampliata l'entrata destinata ai carri su cui erano caricate le merci destinate a Roma.

La bellissima area del Larario con il mosaico in bianco e nero


Nell'area del grande peristilio viene inoltre edificato un larario, parte della villa dedicata al culto dei Lari e alla celebrazione dei fasti dei proprietari. L'ambiente presenta una stupenda decorazione a mosaico. 

Dettaglio del clipeo centrale del mosaico del Larario

Dopo un'ulteriore fase di età traianea e nel III- IV secolo d.C., il complesso fu frequentato almeno fino al V secolo. Tuttavia nel periodo altomedievale vi fu edificato un edificio destinato ad uso religioso, successivamente inglobato in un fortilizio turrito di cui abbiamo ancora oggi visibile testimonianza.

Torre probabilmente risalente al fortilizio altomedievale che fu edificato sull'area dell'antica villa dei Volusii Saturnini
  

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