IL TEATRO FARNESIANO DI PARMA



Una sala che misura circa 87 metri di lunghezza per 32 di larghezza e 22 di altezza, la cavea ad U formata da quattordici gradini sui quali potevano essere ospitati circa 3000 spettatori. Alla sommità della cavea sono due ordini di serliane, quello inferiore tuscanico e quello superiore ionico; il palcoscenico è lungo 40 metri, con un'apertura di 12 metri. Queste sono le imponenti dimensioni del Teatro Farnesiano di #Parma, un gioiello che, nonostante peripezie e distruzioni, ci lascia ancora oggi a bocca aperta per la sua bellezza.
Costruito in brevissimo tempo nel 1618 usando materiali leggeri come il legno di abete rosso friulano e lo stucco dipinto per simulare il marmo, il teatro nacque per volontà di Ranuccio I, IV duca di Parma e Piacenza (1593 -1622) in occasione della sosta a Parma di Cosimo II Medici. Il progetto venne affidato all'architetto Giovanni Battista Aleotti che non era nuovo a realizzazioni di questo genere: nel 1605 aveva costruito il Teatro degli Intrepidi a Ferrara su iniziativa del marchese Enzo Bentivoglio. L'aspetto odierno del teatro non rende l'idea dello sfarzo di quello originale: le strutture, oggi in legno grezzo, erano tutte dipinte a finto marmo bianco e porfido rosso, con i rilievi architettonici, capitelli e cornicioni dorati


L’inaugurazione del teatro – già ultimato nel 1619 – slittò però di dieci anni ed avvenne solo nel 1628, in occasione delle nozze tra Margherita de’ Medici e il duca Odoardo, con uno spettacolo allegorico-mitologico dal titolo “Mercurio e Marte” – con testo di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi. Lo spettacolo, venne arricchito da un torneo e culminò in una spettacolare naumachia, per la quale fu necessario allagare la platea con una enorme quantità d’acqua, pompata tramite una serie di serbatoi posti al di sotto del palcoscenico. Tuttavia il teatro venne utilizzato solamente altre otto volte fino al 1732, anno dopo il quale la struttura iniziò un lento decadimento.
Foto da pilotta.beniculturali.it

Foto da pilotta.beniculturali.it

Nonostante gli appelli di intellettuali italiani e stranieri nel corso di tutto l'Ottocento, il teatro si trascinò in uno stato di fatiscenza fino al 1944 quando i bombardamenti alleati lo danneggiarono in larga parte. A partire dal 1953 iniziò però un grande intervento di restauro grazie alla capacità di esperti ebanisti locali che consentirono di riutilizzare buona parte dei legni originali del Farnese. Anche se fu impossibile ricostruire le sculture in gesso della famiglia Reti, che decoravano numerose la sala teatrale, le quali fatte di stracci e riempiti di stoppa, si sono per la maggior parte polverizzate, mentre le colonne e le serliane dipinte sono andate in briciole, la struttura venne fedelmente ricomposta. Le decorazioni pittoriche a fresco, che si pensavano perdute da secoli, tornarono alla luce dalla patina di polvere.
L'obiettivo del restauro è stato quello di mantenere in evidenza le parti originali, restituendo la grandiosità della struttura architettonica, ed escludendo rifacimenti arbitrari e ornati e decorazioni nelle parti mancanti. Inserito nel Complesso Museale della #Pilotta merita assolutamente di essere visitato.



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