LA TOMBA DEI NASONI SULLA VIA FLAMINIA
La Tomba dei Nasoni è un sepolcro rupestre databile al II sec. d.C. ubicato sull'antico tracciato della Via Flaminia. Il sito venne scoperto nel 1674, nel corso dei lavori di sistemazione della strada consolare voluti da papa Clemente X Altieri in previsione del Giubileo che si sarebbe svolto nell'anno seguente.
Purtroppo il sepolcro, scavato in un possente fronte tufaceo, appare oggi molto rimaneggiato a causa delle imponenti attività estrattive subite dalle pareti rocciose dei Saxa Rubra nel corso dell'Ottocento. La facciata e un primo ambiente funerario posto in prossimità dell'ingresso risultano infatti irrimediabilmente perduti. La stessa sorte toccò a molte delle pitture di tema mitologico presenti in situ alle quali è possibile risalire grazie alle riproduzioni che ne fece l'incisore Pier Santi Bartoli intorno al 1680.
Perchè questo complesso funerario è detto "dei Nasoni"? La risposta doveva probabilmente trovarsi nella facciata del sepolcro. Sappiamo che essa, dalle incisioni a noi pervenute, era a forma di tempietto con quattro pilastri corinzi tra i quali si apriva la porta sovrastata da un riquadro rettangolare, forse la tabula inscriptionis, in cui poteva essere collocata l'iscrizione dedicatoria di tal Nasonius Ambrosius, che venne rinvenuta all'interno. Famoso fin dal Settecento, il sepolcro fu messo più volte in connessione con la famiglia del poeta Ovidio.
L'interno della tomba è un ambiente rettangolare coperto da volta a botte con tre nicchie inquadrate da arcosoli in ciascuno dei lati lunghi e uno sulla parete di fondo. Della pavimentazione mosaicata, creduta totalmente perduta, abbiamo l'unica testimonianza in un lacerto rinvenuto nel 1920 sotto un pilastro che all'epoca sosteneva il margine della fronte del sepolcro.
La decorazione pittorica rinvenuta all'interno della tomba dei Nasoni, seppur giunta fino ai nostri giorni in condizioni molto precarie, è molto interessante in quanto tratta il tema del rapporto vita-morte attraverso la raffigurazione di alcune scene mitologiche molto famose dal ciclo di Ercole, da quello di Orfeo e dall'Alcesti.
Come ho spiegato nel post precedente di introduzione alla tomba, le pitture, al momento del rinvenimento del sepolcro (metà degli anni '70 del Seicento), dovevano essere conservate ancora molto bene. Infatti nel 1680 l'incisore Pier Santi Bartoli ne eseguì la copia integrale che ancora oggi ci è utilissima per l'identificazione dei vari episodi mitologici. Le stesse vennero inoltre edite e commentate da Giovanni Bellori. Una curiosità: nelle incisioni del Bartoli le scene sono raffigurate "specchiate" rispetto alle originali. Questo perchè l'incisore usò probabilmente uno specchio al momento della copia.
ERCOLE, GUIDATO DA HERMES TRAE FUORI DALL'ADE IL CANE CERBERO (foto 1 e 2)
Si tratta forse di una delle scene più frequenti in ambito cimiteriale e a Roma la troviamo sia in ambito pagano, come in questo caso, sia in ambito cristiano. Nella scena presente all'interno della tomba dei Nasoni sono ancora riconoscibili i profili di tutti i protagonisti. Segno distintivo di Ercole è la clava con cui viene quasi sempre effigiato sia in ambienti cimiteriali pagani che cristiani.
(Probabile) RITORNO DI EURIDICE ACCOMPAGNATA DA HERMES ) fig. 3 e 4
La raffigurazione, oggi ormai quasi del tutto svanita, si trovava nella nicchia centrale, quella più importante, in cui era sepolto probabilmente il capofamiglia. L'identificazione della scena è comunque molto difficile in quanto non si hanno riferimenti riguardo alla testa di Orfeo, forse staccata.Il Bellori, nel 1680, riteneva inoltre che in questa scena potesse comparire anche il poeta Ovidio, messo molte volte in relazione a questo sepolcro in quanto probabile parente dei Nasoni. Nell'incisione del Bartoli notiamo infatti una figura maschile eretta e con il capo cinto dalla corona d'alloro, possibile riferimento proprio all'alloro poetico.
A proposito di Ovidio: nella decorazione che si trova sopra la nicchia centrale e che riporto nelle due foto sottostanti, è dipinto un clipeo in cui è raffigurata una testa di uomo. Per molti anni si è voluto identificare in queste fattezze proprio quelle del celebre poeta, tuttavia, oggi si propende per una probabile identificazione con il capofamiglia dei Nasoni, già citato sulla lapide che un tempo si trovava all'esterno del sepolcro.
A proposito di Ovidio: nella decorazione che si trova sopra la nicchia centrale e che riporto nelle due foto sottostanti, è dipinto un clipeo in cui è raffigurata una testa di uomo. Per molti anni si è voluto identificare in queste fattezze proprio quelle del celebre poeta, tuttavia, oggi si propende per una probabile identificazione con il capofamiglia dei Nasoni, già citato sulla lapide che un tempo si trovava all'esterno del sepolcro.
IL RATTO DI EUROPA - fig. 5 e 6
Episodio mitologico famosissimo. Qui la figura di Europa è stata staccata e oggi sono visibili più che altro le sagome degli edifici che facevano da sfondo alla scena raffigurata.
IL RATTO DI PERSEFONE - fig. 7, 8, 9
La scena, totalmente staccata nel corso dell'Ottocento, si trova attualmente al British Museum di Londra dove, dopo pesanti rimaneggiamenti, non presenta la figura di Hermes al lato del carro, presente invece sull'incisione del Bartoli.
ALCESTI AL COSPETTO DI HADES E PERSEFONE
Scena derivata dall'Alcesti, della quale oggi si conserva la parte superiore di Hades e il profilo di Hermes, comunque pesantemente sfregiato.
Il sistema decorativo del soffitto era molto complesso. Era basato su un settore centrale quadrato e due laterali rettangolari che culminavano nel clipeo centrale in cui, dalle incisioni del Bartoli, si suppone fosse raffigurato Pegaso. Ad oggi delle decorazioni in questione rimangono soltanto alcuni frammenti: come potete notare in foto 4, nel corso dei secoli, gli affreschi vennero quasi completamente staccati dal proprio contesto. Tantissime sono infatti le tracce di scalpello rimaste sul soffitto del sepolcro come tangibile testimonianza di questa infelice operazione.
Dai frammenti rimasti, è possibile datare l'epoca delle pitture al II secolo d.C. e più precisamente durante l'età di Antonino Pio e Marco Aurelio. La composizione del sistema decorativo del soffitto a "campi diagonali" era infatti molto sviluppata proprio durante quel periodo in particolar modo nell'area nordafricana.
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