APPIA ANTICA: LA CHIESA DI SANT'URBANO




Parlando della chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella, ci troviamo di fronte a uno dei monumenti più particolari ubicati "extra moenia" (fuori dalle mura Aureliane). Il valore artistico di Sant'Urbano è rilevante per due motivi:  

L'ingresso della chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella


  1. Il fatto di essere un vero e proprio tempio antico che, nei secoli, si è trasformato in chiesa.

  2. ️ Nella chiesa è conservato un ciclo pittorico dell' XI secolo e un'altra antichissima raffigurazione sacra che, di colpo, ci immergono totalmente nell'atmosfera Medievale. Quindi, sinteticamente, nello stesso sito coesistono stili e forme artistiche di due differenti epoche storiche.
Ricostruzione del tempio proposta da G.B. Piranesi - XVIII secolo


La storia del tempio antico ruota intorno alla figura di Erode Attico (https://it.wikipedia.org/wiki/Erode_Attico) in quanto l'area in cui oggi sorge la chiesa di Sant'Urbano faceva parte del suo Triopio, la villa suburbana ereditata dalla moglie Annia Regilla

Il luogo di culto, prostilo e tetrastilo, risalente all'età degli Antonini, venne innalzato su un piccolo podio che oggi si trova interrato. Sotto al pronao vi erano sette gradini.
Le pareti della cella quanto la trabeazione al di sopra dell'epistilio (in marmo pentelico), vennero costruite in laterizio, materiale che però presenta due diverse tipologie qualitative.

La trabeazione è composta da una prima cornice di mattoni sagomati sopra l'architrave, seguita da un attico (che sembra non sia mai stato decorato e che riesce piuttosto pesante e sproporzionato) e dal timpano, nel cui mezzo si apre un incasso rotondo di cm. 45 di diametro, circondato da una fascia di bessali, entro il quale era forse collocata una scultura.

La chiesa di Sant'Urbano vista dal Piranesi - XVIII secolo

Nel Seicento, i resti del tempio vennero restaurati su iniziativa del cardinal Barberini. Gli intercolumni vennero murati e sulla facciata comparvero due aperture adiacenti all'ingresso. Notare poi l'elemento di sostruzione sul lato sinistro del tempio. Il pronao risultava seriamente danneggiato dagli effetti di un terremoto e la struttura rischiava pericolosi crolli.

La datazione temporale ipotizzata dagli studiosi è successiva alla morte di Annia Regilla (160 d:C.circa) e con molta probabilità non rivestiva una finalità sepolcrale. Si trattava di un tempio consacrato a Cerere e Faustina, la defunta moglie di Antonino Pio divinizzata, a cui l'imperatore aveva dedicato anche l'altro omonimo e più famoso edificio sacro nel Foro Romano.

Come si evince dai temi della decorazione, Erode Attico, copiando un pò il suo mentore Antonino Pio, tentò probabilmente di divinizzare anche Annia Regilla (nella scia di Faustina alla quale l'imperatore dedicò il famosissimo tempio presso il Foro Romano) , un privilegio che, all'epoca, era però riservato soltanto alla famiglia imperiale. Il tempio doveva essere originariamente inserito entro una piazza porticata, vista e disegnata dal Piranesi ma oggi interrata, in cui gli archeologi hanno identificato un recinto sacro (temenos). Nell'atrio è presente un'iscrizione in greco dedicatoria al Dio Bacco.

Dettaglio del capitello di una delle colonne angolari

L'edificio venne trasformato in chiesa in un periodo compreso tra VI e IX secolo e dedicata al martire Urbano ma, a causa della sua isolata ubicazione, fu abbandonata più volte finchè, nel corso del XVII secolo, venne pesantemente restaurata dal cardinale Francesco Barberini. Nel 1634 vennero tamponati gli intercolumni in quanto il pronao risultava danneggiato da un terremoto. Furono inoltre eseguite ulteriori opere di restauro tra cui spicca quello delle pitture altomedievali risalenti all'XI secolo, che in epoca successiva vennero però pesantemente ritoccate.

La cella interna del tempio

La cella interna del tempio, è oggi l'aula liturgica della chiesa ed ha pianta rettangolare. Le pareti sono suddivise in tre fasce orizzontali, separate dalla volta da un fregio in stucco. Nella parte del fregio oggi conservata, osserviamo la rappresentazione di scene militari che nel II secolo erano molto frequenti ed avevano finalità di celebrare il potere imperiale. Non è un caso che su alcune monete coniate intorno al 161-162, raffiguranti la spedizione di Lucio Vero (del quale Erode Attico fu precettore) in Oriente, compaia uno stile iconografico molto simile al fregio in questione. La volta a botte invece presenta una serie di stupendi medaglioni ad ottagoni.

La volta ad ottagoni - Fate attenzione: l’unico ottagono che conservi ancora parzialmente la decorazione ad altorilievo è quello centrale. Gli studiosi ritengono che vi si possa identificare Erode Attico e Annia Regilla. Motivo, sarebbe un dettaglio caratteristico della figura femminile: le particolari calzature, a punta rialzata, del tutto simili ai calcei etruschi. Il tutto sarebbe rientrato nell'esaltazione della stirpe di Annia Regilla della quale si volevano esaltare, in questo modo, le antichissime origini. 

Particolare del fregio con scene militari. Probabile è il riferimento alla straordinaria spedizione marittima organizzata dall'imperatore Lucio Vero in Oriente fra 161-166 d.C.

Ma per scoprire la sorpresa più bella della chiesa di Sant'Urbano, bisogna scendere le ripide scale che dall'aula liturgica portano alla cripta. Nella piccola, buia, cappella sotterranea è possibile ammirare una meravigliosa raffigurazione della Madonna con il Bambino fra i SS. Urbano e Giovanni probabilmente risalente al X secolo.

Maria, vista frontalmente, è disegnata in maniera sintetica, quasi ingenua, con un atteggiamento inespressivo, caratteristico della pittura bizantina di IX secolo. Non c'è traccia di trono, e le sue mani tengono le spalle del Bambino che invece è in posizione seduta, tanto da apparire come sospeso in aria, non sostenuto da nulla. A destra e sinistra, sono raffigurati, s. Giovanni e s. Urbano. Il primo, è vestito con pallium e tunica, ha nella mano sinistra il Vangelo adorno di pietre preziose, mentre con la destra è benedicente; è raffigurato come un giovane, glabro e abbastanza paffuto; S. Urbano è invece veste abiti sacerdotali e offre al Bambino un libro santo, anch'esso tempestato di gemme; La sua raffigurazione è quella di un uomo anziano, con la barba piccola, bianca e la tonsura ecclesiastica. Le aureole gialle, chiuse da un cerchio bianco e da uno rosso più largo, si staccano sul fondo azzurro, come le iscrizioni bianche in caratteri greci. Il Bambino è rappresentato scalzo, in tunica con maniche, benedicente, con nimbo crucisignato. Il tutto è  segnato da linee rigide e rozze ed è fissato in un atteggiamento senza traccia di vita e di espressione. L'affresco può essere datato al X secolo per la rigida frontalità, l'assenza di ombre di rilievo, il disegno degli occhi con le palpebre a mandorla molto aperte (in cui il bianco degli occhi sembra dilatato) e la verticalità simmetrica delle figure.

Vi assicuro, comunque, che osservare questo affresco nel buio della cripta è assolutamente emozionante.

In un successivo post analizzerò invece le pitture della cella.







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