IL NICCHIONE DEL TRICLINIO LEONIANO: L'ULTIMA TESTIMONIANZA DI UN GLORIOSO SPLENDORE




Passando accanto alla monumentale facciata di San Giovanni in Laterano, nel tratto dell’omonima piazza compresa tra la basilica e Viale Emanuele Filiberto, si trova, pressochè isolato dal suo contesto e oscurato dal traffico, un grande nicchione mosaicato

Questo nicchione ricorda l’abside del “Triclinium Leonianum” ed è un’ultima forma di sopravvivenza di quest’antico e glorioso impianto. Prima di parlare del Triclinio, dobbiamo però chiudere gli occhi e lavorare un poco di storia e di fantasia per poter contestualizzare al meglio il nostro discorso. 



L’ Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, conosciuta da tutti come San Giovanni in Laterano, riveste il ruolo di cattedrale di Roma in virtù di essere storicamente riconosciuta come mater et caput di tutte le chiese del mondo. Pertanto i papi, per tutta l’antichità fino alla cattività avignonese (1309) hanno fissato la propria residenza non in Vaticano ma nel cosiddetto “Patriarchium” Lateranense, l’antico palazzo pontificio, che sorgeva accanto alla basilica. Questo complesso, inizialmente composto dalla basilica costantiniana di IV secolo e dal battistero, venne notevolmente ingrandito in età medievale fino ad assumere forma e dimensioni di una vera e propria cittadella fortificata che, presumibilmente, doveva estendersi lungo un’area compresa tra il nicchione in questione fino all’antica ala dell’Ospedale. 



Con il trasferimento della corte pontificia ad Avignone, durato dal 1309 a 1376, il Patriarchio Lateranense cadde in rovina. Il declino continuò anche quando nel 1377 Gregorio XI riportò la Santa Sede a Roma in quanto scelse definitivamente di andare a vivere nei Palazzi Vaticani. Il complesso giunse così in stato di totale degrado (come testimoniato da alcuni disegni del pittore olandese Martin Van Heemskerck) fino al pontificato di Sisto V che, nell’ottica di una totale renovatio urbanistica di Roma, fece abbattere gran parte del Patriarchium per edificare in forme tardo cinquecentesche l’attuale palazzo lateranense. 



Dell’antica cittadella papale sopravvivono oggi lo scalone d’onore (Scala Santa), la Cappella Pontificia di San Lorenzo in Palatio ( dove si trova lo stupendo Sancta Sanctorum) e appunto l’abside del Triclinio Leoniano. Ma cos’era un Triclinium? Era una sala di enormi dimensioni, probabilmente munita di absidi aperte su ognuno dei lati lunghi e un nicchione di fondo. Questa sala veniva utilizzata in occasione di ricevimenti diplomatici e dei banchetti ufficiali con cui essi venivano conclusi. Dalle fonti sappiamo che Papa Leone III (795-816) fece edificare ben due Triclinia all’interno del Patriarchio: uno più piccolo a tre absidi (il nostro) e uno più grande di circa 68 metri x 15, probabilmente munito di cinque absidi il quale fu visto e abbattuto dall’architetto Domenico Fontana nel corso dei lavori sistini per la risistemazione dell’area. 



Come si svolgevano i ricevimenti all’interno di una struttura di questo tipo? Incredibile ma vero..si mangiava sdraiati, come nell’antica Roma. Con molta probabilità all'interno delle nicchie erano infatti posti dei letti semicircolari (accubita). Lo sfarzo inoltre regnava sovrano: a detta delle fonti questi ambienti presentavano soffitto in legno, pavimento in marmi policromi, una fontana centrale con conca in porfido (in medio concam porphireticam aquam fundentem), affreschi nelle nicchie laterali e mosaici su quella di fondo.



Il papa, in epoca medievale, rivaleggiava con l’imperatore di Costantinopoli in fatto di santità e sovranità. Per questo motivo si suppone che i molti motivi sfarzosi trovassero ispirazione proprio nei palazzi dell’imperatore d’Oriente. Ma veniamo al nostro Triclinium: le fonti ce lo riportano di forma rettangolare, con un'esedra sul lato di fondo e altre due al centro dei lati lunghi. Le decorazioni prevedevano un rivestimento marmoreo alle pareti e sul pavimento probabilmente in opus sectile. Le colonne erano in marmo bianco e in porfido e le esedre laterali erano dipinte mentre quella centrale era mosaicata. 


Il tema musivo: Cristo tra gli Apostoli nel catino, papa Leone e Carlo Magno sull'arco absidale. Perché la presenza di Carlo Magno? Perché con molta probabilità in quest'aula il papa ricevette Carlo, da lui stesso incoronato imperatore in San Pietro la notte di Natale dell’ 800. 

Lo stato attuale: il sito ha purtroppo subito pesantissime manomissioni nel corso dei secoli. Domenico Fontana lasciò intatta l’esedra ma nel Seicento, la stessa e i mosaici vennero alterati (furono aggiunte le teste di Costantino e Carlo Magno). Infine nel XVIII secolo, nel tentativo di spostare l’esedra, essa crollò in pezzi con gravissimi danneggiamenti alla parte mosaicata, quasi del tutto distrutta. Per fortuna Benedetto XIV, a metà Settecento, si fece carico della ricostruzione del nicchione nelle forme in cui possiamo vederlo oggi. E anche se si tratta di un pesante intervento, il fascino di questa storia è rimasto quasi completamente intatto.





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